La vita ti sceglie
Ettore è per le scale quando sente il telefono squillare: è Lucio, suo padre. Risponde e sente la voce di un uomo preoccupato per il proprio figlio che chiede: «Ettore, stai andando in ospedale?»
«Sì, papà, mi hanno chiamato urgentemente, i ricoveri sono aumentati e ci sono molti tamponi da fare. Hai visto il TG, vero? Cerca di non stare in pensiero, che ti sale la pressione…».
Dall’altra parte della cornetta non arriva nessuna risposta, solo un sospiro di sconforto. Ettore, dispiaciuto, continua: «Papà, è il mio dovere, hanno bisogno di me. Ho scelto questa vita».
Riflette sulle parole appena pronunciate, forse non è stato lui a scegliere questa vita, forse è stata proprio questa vita a scegliere lui. Per alcune cose ci si è portati, o almeno così dicono, a lui piace pensare che sia portato per salvare vite, costi quel che costi. È il suo dovere. Lucio appoggia sempre la scelta dei suoi figli, nonostante la preoccupazione di ogni buon padre e risponde a malincuore: «Sì, figliolo, hai ragione: è il tuo compito in questo mondo. Vai, non ti rubo altro tempo».
«Grazie papà, vado».
Lucio stacca quella chiamata col cuore più pesante del solito, è seduto sulla sua poltrona, ha la tv accesa sul telegiornale. Le notizie sono preoccupanti, si ripete, cercando di convincersi, che il tutto sia solo un eccessivo allarmismo. Più che altro lo spera. Nella fretta non è nemmeno riuscito a dire a Ettore che è preoccupato per l’altro suo figlio, Alberto: da qualche giorno il suo telefono squilla a vuoto e non lo richiama.
Dopo la chiamata, Ettore si mette in cammino per l’ospedale. La presenza di suo padre nella sua vita lo rincuora. Gli dà la forza per combattere ogni sua guerra. Non sa però quello che dovrà passare.
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